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Libri della Congregazione

Sr.Domenicane

*Le Figlie del S. Rosario di Pompei
(Storia della Congregazione dalle origini ai giorni nostri)
Autore: Mario Rosario Avellino

Urgeva una rivisitazione della situazione strutturale di noi “Figlie del S. Rosario di Pompei” che, negli anni, abbiamo svolto un’attività di lavoro all’interno e all’esterno del Santuario di Pompei.
(Madre Colomba Russo O.P.)
Lo scritto del Prof. Avellino scandisce, in maniera agile, ogni tappa costitutiva della
Congregazione: a momenti felici sotto l’aspetto numerico e dell’agiatezza sociale, si legge che si alternano periodi oscuri, di tristezza connessi a situazioni contingenti.
Ma ogni storia è fatta di capitoli e ciascuno, pur se non rimane isolato, è oggetto di riflessione, di monito e di speranza, per noi religiose e, speriamo, anche per ogni lettore.  

(Madre Colomba Russo O.P.)
…ho scavato sempre più a fondo nell’animo e nel pensiero del Beato, sentendomi da Lui assistito nel lavoro ed aiutato a superare con pazienza talune difficoltà proprie di chi vuole affrontare un lavoro più grande di se stesso.
(Prof. Mario Rosario Avellino)
Un veloce sguardo che parte dal lontano 1885, anno a cui si dovrebbe ascrivere la nascita della iniziativa longhiana e che si snoda in un racconto sintetico fino ai giorni nostri.
(Prof. Mario Rosario Avellino)
Abbiamo così una storia quale occorreva: documentata, approfondita, aperta e aggiornata nelle problematiche, soggiacente ai fatti, ariosa e stimolante nella prospettiva di studi ulteriori, chiara e serena nell’esposizione.
Ogni capitolo tratta adeguatamente un determinato settore o periodo, offrendo un panorama luminoso allo sguardo, che poi si allarga piacevolmente allo schierarsi di personaggi coinvolti nella storia.
Questi vengono delineati in agili schede, come in altrettanti “flashes” che a loro volta scavano e svelano angoli reconditi da rivisitare e dispiegare.

(Mons. Francesco Saverio Toppi)

La prima ricostruzione storica per le Suore di Bartolo Longo
La sosta letteraria dell’Ottobre 1988 pompeiano è stata riservata alla presentazione del volume "Le Figlie del S. Rosario di Pompei" di Mario Rosario Avellino: la storia della Congregazione dalle origini ai giorni nostri; un testo di 404 pagine, corredato da 129 tavole-foto, da 37 schede-personaggi e da numerosi testi di regole e di costituzioni. Un’indagine certosina, con introduzione dell’Arcivescovo di Pompei, Mons. Francesco Saverio Toppi, prefazione della Madre Generale Madre Colomba Russo ed uno scritto dello stesso autore.
Siamo nella cornice del teatro Di Costanzo-Mattiello ed è sabato, 10 ottobre. L’incontro si apre con il coro che intona l’inno della Congregazione ed i saluti del Sindaco di Pompei, prof. Sandro Staiano e le introduzioni di Sr. M. Ermelinda Cuomo e della Madre Generale della Congregazione.
Successivamente è intervenuto lo stesso Autore che ha testualmente affermato: "Quest’opera è estranea alla mia cultura. È stato, però, l’amore per la storia locale e la riconoscenza per Bartolo Longo che mi hanno imposto di affrontare un lavoro che mi conducesse alla conoscenza dei fatti… Quel che mi resta della lunga ed inattesa fatica è una maggiore conoscenza del Beato, che civilizzò evangelizzando ed evangelizzò civilizzando; ed è anche la certezza che egli fu dispensatore di amore".
Ha preso poi la parola il Prof. Enrico De Cillis, relatore della presentazione. Con lui il discorso sul testo assume un approccio strutturale ed è condotto lungo sfaccettature diverse: "Siamo di fronte ad un lavoro encomiabile, difficile che procede sulla stessa scorta di documenti: è una storia complessa. Intricata nella quale esiste il dito di Dio. Bartolo Longo – afferma il relatore – non vuole fondare un ordine, vuole una congregazione che sia religiosa, missionaria e che coniughi contemporaneamente la contemplazione e l’azione".
Nel suo esame contestuale De Cillis riprende i capitoli nei quali l’Autore si sofferma sui numerosi personaggi implicati nel progetto longhiano; un progetto abbracciato con fede e condotto con tenacia, nella coniugazione dei fatti costantemente vissuti da Bartolo Longo fra emozioni ed una intensa interiorità fatta spesso anche di silenzio e di sconforto. Siamo durante il pontificato di Leone XIII e l’analisi dell’Autore diventa preziosa per capire l’influsso di ben cinque lustri esercitando da P. Radente sul laico domenicano Bartolo Longo rispetto alla nascita ed al ruolo della Congregazione. Nella fase conclusiva, il presentatore rivaluta il ruolo del Fondatore – un ruolo anomalo rispetto alla tradizione – quello delle Suore che restano pompeiane per nascita, ma sono anche filippine, africane, indiane… In questa ottica, secondo De Cillis, l’Autore si è fatto prendere la mano dal periodo delle origini e della relativa documentazione, prendendo nella dovuta considerazione le vere protagoniste della storia, le suore nell’esercizio etico-educativo speso nel tempo: in questa direzione l’opera presentata andrebbe interpretata. È un invito che nulla toglie alla validità di questo primo importante documento, definito da Mons. Toppi "dono" per il Primo Centenario della Congregazione.
(Autore: Luigi Leone)

*Preghiere
(Preghiere comuni della tradizione cristiana - Pompei
Festa dell'Immacolata 2005)

*Santa Maria della Pietà - Tra Storia ed Arte
Autore: Mario Rosario Avellino

Ringraziamenti
Nel corso del laborioso lavoro di ricerca ho avuto il gradito piacere di conoscere e incontrare molte personalità delle quali ho potuto apprezzare la disponibilità e la professionalità nel fornirmi notizie e consigli utilissimi.
Cito alcuni fra i tanti ai quali voglio esprimere la mia profonda gratitudine:
S. Ecc. Francesco S. Toppi o.f.m. – Padre Enrico De Cillis O.P. – Ing. Andrea Ingenito – Prof. Antonio Braca – Sig. Vincenzo Cretella – Mons. Riccardo Arpino – Prof. Andrea Cerenza – P. Nunzio Infante o.f.m. – P. Salvatore Fierro o.f.m. – P. Luca De Rosa o.f.m. – Dott. Roberto Tollo. Tolentino . Mc – Dott. Orlando Ruffini. Bibliotecario Santuario S. Nicola da Tolentino. Tolentino – Prof. Massimo Bignardi – Dott. Alfonso Andria. Presidente della Provincia di Salerno – Prof. Carlo Iandolo – Prof. Antonio Attianese – Prof. Angelo D’Errico – Prof. Giuseppe Gargano – Presidente Centro Storico e Cultura Amalfitana – Artista Vittorio Acabbo. Maiori – Famiglia Gaetano Conforti. Artista. Maiori – Rev. Lobo Manuel. Basilica V. Maria del Tyn. Praga – Fr Jeromyn del Convento francescano – Fr Regalàt Petro. Convento Francescano Praga – Direttore della Nàrodni Galerie v Praze di Praga – Roberto Mammato della Bit Informatica di Maiori – Sr M. Isabella Speciale.
Un particolare segno di gratitudine va al solerte ed appassionato Enzo Mammato, che ha profuso tutto il suo amorevole impegno di ricercatore per fornirmi preziose indicazioni; a lui si è affiancato, per la lettura dei significati degli stemmi riportati nelle varie tele, e per la relativa attribuzione della famiglia a cui appartengono, il Prof. Domenico Taiani.
Non meno si può dire di Sr. Maria Aurelia, che ha “scavato” nelle memorie storiche ricavando utili contributi.
A Don Vincenzo Taiani, costretto alla lettura in anteprima di questo volume, va riconosciuto il merito d’aver impreziosito la mia modesta fatica con la sua studiata prefazione.
Particolarmente si sono rivelate interessanti le visite ai seguenti conventi:
S. Francesco. Maiori - (Sa)
S. Francesco. Vico Equense – (Na)
S. Francesco. Sorrento - (Na)
S. Anna. Asolo – (Tv)
S. Francesco. Tramonti – (Sa)
S. Francesco. S. Agnello – (Na)
Della Croce. Montefalco – (Pg)
Madonna della Libera. C.mmare di Stabia – (Na)
S. Maria di Pozzano. C.mmare di Stabia – (Na)
Klàster Sv. Anezky Ceské. Praga
Convento Francescano di Praga
Presentazione
Timidamente mi accingo ad accompagnare il laborioso iter percorso dal professore Mario Rosario Avellino per portare a termine la presente opera.
Il testo che abbiamo tra le mani, l’autore l’ha intitolato “L’Istituto S. Maria della Pietà: Tra Storia ed Arte”.
Il professore ha mosso i primi passi verso la ricerca nel 1997 e poi, cammin facendo, si è sentito sempre più affascinato da quanto veniva scoprendo.
Da profondo ricercatore è rimasto attratto dalla bellezza delle opere presenti nella nostra Chiesa, dedicata a S. Maria della Pietà e, una ricerca dopo l’altra, l’ha portato, quasi spinto dalla curiosità di conoscere, a concludere la presente opera che ha richiesto studio, tempo, impegno e tanta competenza, ma soprattutto amore perché il movente è stata la passione per l’arte.
Non vi meravigli se sono io a stendere la presente prefazione, non per sostituirmi alla Reverendissima Madre Generale, ma perché – come dice il professore – al tempo in cui l’opera è stata ideata, io, essendo responsabile dell’Istituto, mostrai “accorato interesse” a che il lavoro prendesse corpo.
Incoraggiata dall’entusiasmo dell’autore ho seguito con costante impegno il cammino laborioso che egli ha percorso per conoscere a fondo il contenuto e rettificare le conoscenze circa i personaggi presenti nei vari dipinti, soprattutto in quelli ad olio su tela.
Perciò egli ha viaggiato su via telematica, telefonica e anche sulle quattro ruote per conoscere quanto di inesatto era stato espresso precedentemente.
Le mie parole sono inadeguate e non potranno mai dare l’idea del travaglio sofferto per chiarire tanti dubbi.
La lettura dell’opera me ne darà ragione e ci arricchirà di contenuti che non avevamo prima d’ora.
Ora posso soltanto dire grazie all’autore ed esprimere un incoraggiamento per la sua lunga fatica.
                                                                                                  
Madre Colomba Russo
                                                             Superiora Istituto “S. Maria”
                                                                      Maiori
Prefazione
Mi sento particolarmente onorato di presentare l’opera del Prof. Mario Rosario Avellino. Anzi devo aggiungere che l’occasione mi è molto gradita per una pletora di motivi.
L’opera, a cui ha posto mano ed intelligenza il Prof. Avellino, riguarda Maiori, ridente cittadina  in Costa d’Amalfi, e le Suore Domenicane “Figlie del S. Rosario di Pompei”, Congregazione amata e venerata nella città. Ora l’argomento mi tocca da vicino e nel cuore: in primo luogo nella qualità di Parroco Moderatore della Comunità Ecclesiale di Maiori e, in seconda battuta, nella qualità di attuale Cappellano delle Suore e di docente emerito di Materie Letterarie nel Seminario di Pompei negli anni ‘60/70. di ciò che lo ha prodotto e generato.
E non solo per questo. Ma anche perché esso risveglia e rimembra nel mio animo la passione, avvertita in giovinezza, per la ricerca archivistica e sociologica, per la quale ho speso e profuso tempo, fatica ed energie in due tesi universitarie.
Esaurita questa sorta di autopresentazione, della quale, mi auguro, il benevolo lettore non me ne vorrà, ma che è servita per sapere da quale pulpito viene la predica, vengo, ora, a presentare il
lavoro accurato, meticoloso, scientifico, e puntuale del Prof. Avellino, che merita innanzitutto una premessa di carattere generale.
Di primo acchito esso sembra rivestire i caratteri di un’opera controcorrente e anticonformista.
Nel pieno di una cultura telematica, multimediale, multietnica e multireligiosa, che senso ha rivangare la storia di un passato, piccolo, insignificante e, quindi, trascurabile?
Non sarebbe meglio spendere le proprie possibilità convogliandole in un progetto per il futuro, anziché sprecarle nel rinvenimento di quello che il presente si è lasciato alle spalle e nell’oblio del proprio divenire, composto da scheletri e montagne di macerie?
In verità non potrebbe esistere un presente e un futuro senza un passato, e questo non soltanto nel significato e nelle categorie dei termini medesimi.
Ma anche e soprattutto nella vita. Non si capirebbe il presente senza legarlo ad un passato o estrapolandolo dalle sue legittime radici storiche. E non si potrebbe neppure architettare un futuro senza tener conto di ciò che lo ha prodotto e generato. La stessa identità di un individuo è il risultato e il concentramento del suo passato e non solo del suo.
Ed allora val la pena andare alla ricerca delle vestigia antiche e scoprire le orme di coloro che ci hanno preceduto nella costruzione di un pezzo di storia e di civiltà, per capirne il oro animo, le loro intenzioni o, addirittura, la loro fede, come pare debba avvenire a proposito del lavoro del Prof. Avellino, nel quale trattasi proprio di questione religiosa.
In esso traluce, in filigrana, l’intento dell’autore di considerare la storia come investigazione, e se stesso come investigatore, come è stato affermato da storici e storiografi di professione, di seguire le tracce di personaggi del passato percettibili, per così dire, ai sensi; in definitiva: un tipo di storia di alto profilo culturale e scientifico.
E difatti i capitoli, in numero di XXIX, preceduti da un’ambientazione storica e topografica dei siti, teatro dell’indagine presa in esame, operando un passaggio sottile, congruo e consequenziale dalla pietra all’uomo, presentano, a mo’ di onda di mare, personaggi scomparsi o tuttora viventi, umili o segnati da vene artistiche o da virtù eccelse, presentati nelle loro fotografie, nelle loro testimonianze, nelle loro opere o nei loro scritti.
E tutto ciò senza perdere di vista eventi tristi e lieti, calamitosi o fruttuosi, che fanno da background d’insieme al tutto e che hanno segnato uomini e cose, e ne hanno ritmato il percorso.
Il risultato è eccellente. Soprattutto se si pensa alle difficoltà incontrate nel reperimento dei documenti.
E il lavoro è stato impegnativo. In esso si apprezzano lo sforzo della ricerca e il metodo rigoroso nel vaglio dei reperti. Pregi, che rendono, nonostante gli immancabili e inevitabili limiti, dovuti e legati ad ogni consultazione del passato, l’opera doviziosa e preziosa.
Ad essa, pertanto, esprimo tutto l’augurio possibile, perché possa trovare studiosi e simpatizzanti, che la rendono illustre nella letteratura, e al suo esimio autore tutte le felicitazioni e i complimenti per aver portato a termine con competenza e ardore un lavoro, che ha titolo per diventare pascolo ubertoso per gli iniziati e guida, stimolo e sprone per giovani e futuri ricercatori.
Maiori, lì 5 ottobre. Festa del beato Bartolo Longo.
                                                                               
Sac. Prof. Vincenzo Taiani
Premessa
È forse un bisogno o una mera curiosità volerne sapere do più si un’Istituzione? Chi si è apprestato, come me, ad indagare e ricercare nelle carte impolverate degli Archivi per raccogliere notizie su un’opera legata alla storia pompeiana, corre anche il rischio di rimanere fin troppo piacevolmente coinvolto nella ricerca stessa: invero, allorché un fatto tira l’altro e gli eventi si alternano, ci si sente come attratti dal desiderio di ricucire l’intricata tela di questa vicenda per la molteplicità degli accadimenti stessi e la straordinarietà con cui si sono svolti.
Fin dall’inizio, infatti, s’avverte chiaramente la Superiore regia che deve aver guidato ed intrecciato avvenimenti da cui sono scaturiti un Santuario, Opere di beneficenza, strutture varie e, addirittura, una Congregazione di religiose: le «Figlie del S. Rosario di Pompei».
Appunto studiando e indagando su tale storia, prima per motivi strettamente legati al piacere della ricerca, poi per consegnare il contributo richiestomi in sede di Convegno Storico, mi sono trovato di fronte alla sesta fondazione delle Suore pompeiane: l’Istituto «Santa Maria» di Maiori.
E se prima mi è bastato il cenno generale, dopo mi è piaciuto addentrarmi nella ricerca per raccogliere più notizie e racchiudere in una sorta di “quaderno” a sé la storia della “Casa di Maiori”, come di solito viene chiamata qui a Pompei.
Più cose mi hanno affascinato durante la stesura di questa storia; tra queste voglio citare, in particolare, lo spirito di fattiva collaborazione, ben visibile fin dalla fondazione dell’Opera, tra l’Amministrazione Comunale e la Congregazione.
Vediamo, infatti, che le Suore di Pompei vengono accolte e ben volute al punto che non mancano attenzioni e gratitudine, come ad esempio la cittadinanza onoraria conferita ad una Madre Superiora, Suor Maria Pia Montella, a riconoscenza dell’attività svolta nel campo dell’educazione e dell’accoglienza.
E che dire poi della donazione dell’immobile alle Suore di Bartolo Longo: segno tangibile di stima verso le religiose riconosciute capaci di far fronte alle esigenze connesse alla crescita delle fanciulle e della gioventù Maiorese?
Ritornando a questa storia, se di movente si può parlare, io attribuirei al Centenario la prima ragione da cui sono stato spinto a questa modesta fatica editoriale; poi sottolinerei che l’accorato interesse mostrato dalla Rev.ma Madre Colomba Russo, Superiora Generale al tempo in cui misi mano al lavoro ed ora Superiora della Casa, mi ha quasi obbligato.
Per questo non posso fare a meno di esprimerLe la mia gratitudine per aver collaborato durante l’arduo percorso di ricerca storica con contributi fattivi, ogni qualvolta l’indagine era minata dalle insidiose difficoltà di reperire materiale di studio.
A questo autorevole e prezioso sostegno, per il consenso che il mio lavoro andava via via raccogliendo, si sono aggiunte successive e, fortunatamente, varie altre collaborazioni. Tra queste voglio evidenziare lo spirito di ricerca attenta e continua dell’instancabile Enzo Mammato, indagatore e studioso della storia maiorese.
Un ringraziamento di cuore, comunque, rivolgo a tutti coloro che mi hanno seguito in questo difficile lavoro ed in particolare, alla Rev.ma Superiora Generale Madre Angelica Bruno nonché alle Rev.me Madre Valeria Torelli e Madre Ermelinda Cuomo.
Una menzione a parte vorrei, infine, riservarla per Sr. Maria Aurelia Grasso, infaticabile, entusiasta ed appassionata ricercatrice di notizie storiche sulla Casa.
Ma, dopo questi necessari riconoscimenti, sento il dovere e di volere ritornare su quella ragione “prima” che mi ha spinto a ricercare e scrivere su questi avvenimenti e che, come ho detto poco fa, è strettamente collegata al Centenario della fondazione della Congregazione, sorta nel lontano 25 agosto del 1897.
In occasione del Centenario di tale ricorrenza si organizzavano studi, lavori, incontri e soprattutto nascevano iniziative tendenti ad esaltare il compito della Suora al servizio dell’umanità in una società divenuta ancor più avida di presenze carismatiche da cui trarre il buon frutto degli esempi.
E come per natural richiamo e riferimento, al centro di ogni progetto veniva posto Bartolo Longo, riscoperto sempre come il maestro della carità e dell’educazione.
Il Beato, fondatore della Nuova Pompei, era giustamente collocato al centro dell’attenzione e non solo perché citato in ogni occasione di studio o attività svolta durante l’Anno Centenario, ma anche perché, oserei dire, presente materialmente con un’opera scultorea: un monumento.
Esso veniva eretto il 21 novembre 1997 a Pompei, nella Casa Madre, ed era il primo di una serie: nelle case dove si lavora e ci si ispira al Beato non può mancare, infatti, un segno della sua figura, essa è compagnìa. Questa felice e fortunata presenza, si concretizzava poco dopo anche a Maiori, nella ridente ed accogliente casa dove operano le Suore pompeiane. E se vogliamo, proprio lo scoprimento di tale monumento mi appare ora come la causa determinante di questo lavoro di ricerca che accompagna ed integra quel capitolo della Storia della Congregazione relativa alle fondazioni delle Suore Domenicane “Figlie del S. Rosario di Pompei” scritta da me qualche anno fa.
La posa di un monumento ha rappresentato un fatto di grosso spessore storico e nessun’altra occasione poteva offrirmi un incitamento migliore per portare a conclusione una storia della Casa che ha accolto, appunto, la statua del Fondatore della Congregazione delle Suore. Questo lavoro, nato e concluso come una sorta di omaggio, deve essere, comunque, inteso solo come un timido, anche se appassionato, tentativo di dare un contributo alla conoscenza del luogo che accoglie il Beato Bartolo Longo come cittadino maiorese.
Pompei, settembre 2004 (Autore: Prof. Mario Rosario Avellino)

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